Boccassini, Ingroia: questione di stili

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Premetto che la magistratura in genere non gode della mia simpatia e ho sempre pensato che gli esiti dei processi dipendano solo da avvocati più o meno furbi, con più o meno pelo sullo stomaco e dal piede col quale scendono dal letto i giudici il mattino, soprattutto quando si parli di processi che riguardino la povera gente, il cittadino comune.
I giudici sono soggetti anche loro a mal di denti, mal di pancia, mestruazioni, fissazioni, corna, frustrazioni.
Uno di loro, ma questo è solo uno dei casi, a Genova è stato ripreso da una telecamera nascosta mentre, di notte, metteva del mastice nel buco della serratura del vicino di casa perchè evidentemente ce l’aveva su con lui per qualche suo motivo.
Chi per vari motivi ha avuto a che fare con qualche sentenza sa di cosa parlo.
Quindi, da mio punto di vista, credibilità uguale a zero.
Premetto altresì che non mi è mai stata simpatica la Boccassini perché ho avuto la forte impressione che fosse assolutamente di parte e se non sbaglio da giovane frequentava gli ambienti di Lotta Continua con relative amicizie più o meno intense.
Premesso ciò si può comunque parlare dei diversi stili da magistrato a magistrato.
Infatti è di queste ore la notizia della Boccassini che dice di Ingroia che non può minimamente accostare il proprio nome a quello di Falcone perchè i due sono a una distanza abissale di milioni di anni luce. Infatti Ingroia per controbattere le critiche che gli vengono rivolte perchè dalla magistratura entra con tutte le scarpe in politica senza neppure aver dato le dimissioni si giustifica dicendo che anche altri magistrati prima di lui, compreso Falcone, avevano subito le stesse critiche.
Da qui la reazione della Boccassini, secondo me giustificata.
Devo dire la verità, gli stili dei due sono molto differenti.
Non riesco ad immaginarmi la Boccassini appoggiare la toga su una scrivania di un tribunale con un biglietto “FORSE TORNO SUBITO”, e mettersi a fare da capo popolo come sta facendo il suo collega siciliano.
No! Nonostante tutto non ce la vedo.

IL CRONISTA
Boccassini, Ingroia: questione di stili

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