Italia A e Italia B? Semplificazione eccessiva

ricchi-poveri(L’articolo si può ascoltare su YouTube).

Grillo nei suoi comizi e nei suoi post usa per forza di cose delle semplificazioni. Chiaro che siano delle semplificazioni fatte per sintetizzare concetti per la massa del pubblico che assiste ai suoi comizi o legge i suoi post. Un po’ come fanno tutti i politici nei comizi, ma soprattutto semplificazioni di cui era maestro il primo Bossi che con frasi forti enunciava le sue teorie rivoluzionarie frutto  delle sue intuizioni politiche. Altro modo per dire tutto quello che si vuole dire non c’è, a meno che non si vogliano scrivere dei trattati per ogni argomento. Ma allora si fa un altro mestiere.

In una di queste sue semplificazioni del dopo voto per le comunali Grillo divide l’Italia in due: Italia A e Italia B. L’Italia A è quella dei dipendenti pubblici, pensionati, politici che hanno tutto l’interesse a mantenere il loro status attuale, perchè tutto sommato a molti di costoro va molto bene, e agli altri non va malaccio. All’Italia B appartengono gli altri: precari, piccoli imprenditori, artigiani, insomma gente che si barcamena per tirare avanti tra la crisi, le tasse, i costi etc. A dimostrazione di ciò dice che finora, infatti, non si è visto nessun suicidio di persone appartenenti all’Italia A, ma tutti quanti, fino a prova contraria, sono avvenuti tra la gente  dell’Italia B.

Come dargli torto? E’ vero. Ma teniamo presente che esistono anche Italiani che sono appartenuti per una vita intera all’Italia B, e dopo varie annualità di contributi Inps persi, non versati, lavori precari, mai protetti da alcun sindacato perchè inquadrati, al massimo, in categorie di cui i sindacati se ne fanno un baffo o comunque da ditte con meno di dieci dipendenti, riescono per il rotto della cuffia, quel santo giorno, a  raggiungere i requisiti per ottenere l’assegno mensile della pensione super guadagnata, dopo aver ricevuto ancora qualche bastonata sui denti da Berlusconi, Sacconi, Monti, Fornero, ABC e compagni.

Per Grillo, questi – indipendentemente da come sono arrivati ad essere cittadini dell’Italia A, dopo aver vissuto al lavoro fin dagli anni sessanta in condizioni spesso precarie e in balia dei capricci dei “padroni”, quindi essere appartenuti da sempre all’Italia B – sarebbero cittadini dell’Italia A? Quelli che vogliono mantenere il loro status quo? Può darsi che abbia ragione pur avendo fatto una semplificazione fin troppo forzata, ma a questi, per favore, non gli si stiano a rompere i coglioni. Anche perché non tutti costoro una volta arrivati a percepire la pensione dopo una crudele corsa a ostacoli , con tutti i graffi e le ferite sulla pelle, anche fresche, pensano di sentirsi in una botte di ferro. Nè loro, nè i loro figli che non trovano lavoro e avranno pensioni ridicole, nè le loro mogli che dovranno faticare ancora sul lavoro ancora per parecchi anni, dopo che gli si era fatto intravvedere il traguardo, come in una sadica corsa ad ostacoli, da politici e tecnici senza patria e senza amore.

Ma siamo sempre lì, sono semplificazioni forzate, che bisogna capire.

IL CRONISTA

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