Le infermiere

Avete presente quella bellissima canzone francese tradotta in italiano da Fabrizio De andrè dal titolo “Les passantes”? E’ una stupenda canzone di Georges Brassens, che a sua volta la mise in musica prendendola da una poesia di Antoine Pol che a sua volta aveva ripreso un pensiero poetico già espresso da Baudelaire.
Questa canzone è emozionante perchè parla dello strano, dolce rapporto che a volte si ha per un solo momento nella vita con delle donne sconosciute. Per informazioni sulla canzone visitare il mio sito (vecchio, ma sempre attuale GENOVA MUSICA) e in particolare la pagina intitolata “souvenir”.
Ebbene, a volte ci capita nella vita qualche imprevisto che ci fa riflettere ancora un po’ sulla nostra esistenza. Ed è così che ci si può ritrovare ad un pronto soccorso di domenica notte, per poi essere ricoverato per qualche giorno.
Gli ospedali non sono mai dei posti allegri, ma ci si incontra la razza umana.
Ti ritrovi col vecchio moribondo come vicino di letto da una parte, dall’altra parte una persona squisita che attende di essere operata per il suo problema, con la quale si instaura un bel rapporto di amicizia ed anche una promessa di una meravigliosa cena insieme, con le famiglie, quando tutti si sarà fuori dall’ospedale.
Ci si incontrano anche le infermiere… E le osservi nel loro lavoro quotidiano.
Trovi quelle che si portano dietro la scocciatura e il peso di avere lasciato a casa i mariti e i figli e che rimuginano sui loro problemi quotidiani.
Trovi quelle che hanno gli stessi problemi descritti sopra, ma che una volta indossata la loro divisa bianca sentono il dovere di non fare pesare sulle persone ricoverate le loro amarezze.
Che sia il turno di notte o quello di giorno ti si avvicinano facendo sentire un calore umano e si adoperano con senso del dovere e con qualcosa che fanno somigliare molto a un rapporto umano, che a te mancherebbe molto, se così non fosse.
Sono esili, qualche volta, qualche volta culone, hanno i capelli crespi raccolti in una piccola coda, o una pettinatura sbarazzina che le aiuta a guardarsi allo specchio all’alba per poi uscire di casa , mentre i bambini dormono..
Certo, io non sono bravo come De Andrè, come Brassen, o come Antoine Pol, ma ho pensato di rivolgere loro questo piccolo pensiero di gratitudine.
IL CRONISTA

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