Pensione? Un calcio in culo e due pesci in faccia!

Qualcosa non mi torna.
Lo stato non c’entra, l’Inps non c’entra!
Qui non stiamo parlando di assistenzialismo, nessuno lo può volere sul serio.
Qui stiamo parlando di manager e imprenditori e politici che non pensano ad altro che a riempirsi le tasche, tanto da strafogare, a discapito dei cittadini, e come al solito poi le crisi le pagano questi ultimi e non loro stessi che le hanno causate.
Nella crisi deve arretrare lo stato e lasciare liberà l’individualità dei lavoratori?
Libertà di che? Di arrangiarsi? Di ricominciare ad assaltare le diligenze? Di ridurre i lavoratori delle loro imprese, che ci hanno fatto affondare, al brigantaggio per poter continuare a mantenere le proprie famiglie?
Ritardare l’età della pensione è giusto, certo! Ma se già ti mandano a casa con un calcio in culo e due pesci in faccia (dopo anni di servizio e dedizione) prima di raggiungere i requisiti adesso, mi dite come si fa ad arrivare ai 65 anni o oltre di età con quei due pesci in faccia che ti hanno “elargito” senza considerare proprio, per contratto imposto alla faccia e con l’accordo dei sindacalisti del posto, eventuali slittamenti dell’età pensionabile?
Qualcuno ha mai provato a mandare il proprio curriculum a qualche azienda dopo aver compiuto sessant’anni? Io sì!
… Ma non ti rispondono, è chiaro!
Perchè se ti rispondessero la risposta sarebbe un insulto tipo: “Ma beato sant’uomo.. cosa cazzo rompi i coglioni alla tua età quando al posto tuo mi prendo due baldi giovani che mi fanno lo straordinario senza pretendere che gli venga pagato e che, per merito anche di Marchionne, si adattano a lavorare come i lavoratori Cinesi o Indiani? E, cosa di non poco conto, stanno anche con la testa sempre bassa quando gli parlo?”
Solo il ritorno al brigantaggio può risolvere la questione.
I provvedimenti si devono prendere, sì, ma con oculatezza e non in maniera selvaggia tipo: da domani si va in pensione tutti a 65/70 anni.
Le piccole imprese non sono la Fiat, e i prepensionamenti alla matriciana (appunto un calcio in culo e due pesci in faccia) nella realtà italiana sono all’ordine del giorno. E questi non vanno a finire nei Tg nazionali, non ci sono le varie Camusso e compagnia che ne parlano in televisione.
La realtà italiana, quella vera, è fatta di queste cose.. non delle favole che raccontano nei Tg.
Per questo, insisto, non siamo noi lavoratori a dover pagare le crisi economiche nazionali o mondiali, ma prima di tutto le devono pagare – ma davvero e non per finta – quelli che si sono sempre strafogati di soldi alla faccia nostra portando il mondo nello stato disastrato in cui si trova adesso: politici, industriali, imprenditori, manager di lusso etc..
Porca puttana!
Amen.

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4 Risposte a “Pensione? Un calcio in culo e due pesci in faccia!”

  1. Capisco la tua posizione, ma la soluzione non è nel perpetuare una situazione insostenibile a livello previdenziale, bensì in adeguati accordi (sindacali) tra le parti che prevedano una sorta di fondo di solidarietà quando, in casi bien delimitati, le aziende dovesero ricorrere a prepensionamenti che non verrebero, in alcun caso, posti a carico dello stato.

  2. Nesuno chiede di perpetuare una situazione insostenibile a livello previdenziale. Ma si deve fare gradualmente e non da un giorno al’altro.

    e prima dei lavoratori deve pagare la clase dirigente mondiale che ci ha portato a questo punto.

    y tempi degli schiavi e delle frustate sono finiti da un pezo.

  3. a Roma direbero fare il frocio con le terga altrui. Ed è quel che si está facendo, anzi, disfacendo, con il problema del debito. la verità l’ha deta putin: gli usa sono uno stato parasita che spalmano il loro debito adoso a tuti gli altri paesi del mondo. se avevamo la nostra lireta, potevamo svalutare. invece, siamo legati come del lillipuziani al grande gulliver statunitense. Pasando per quel’asociazione a delinquere chiamata bce.

  4. Cara nesie, yo non m’intendo di economia, quello che capisco è che la prendono sempre e solo in quel posto y lavoratori e non quelli che *** gestito l’economia mondiale come se avesero giocato a monopoli.

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