Quando un vecchietto può avere meno anni di te

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, motocicletta e attività all'aperto

Non si sa mai, potrebbe capitarvi un giorno d’estate di posteggiare la moto ai margini di una strada secondaria e  avviarvi a piedi per una località indicata che sperate possa essere un luogo fresco onde potervi sfilare le giacca tecnica e il casco e godervi un attimo di fresco. La stradina che prendete a piedi è in discesa, scende giù che è un piacere tra gli scorci di panorami che si aprono ad ogni curvetta. Percorrete un paio di centinaia di metri, ma del posto che cercate nemmeno l’ombra. Decidete di rinunciare e cominciate la risalita verso la moto. Ma in salita è dura, molto più dura. Allora inserite il cambio di marcia, quello che nelle biciclette si chiama la moltiplica e che a piedi corrisponde in pratica ad accorciare il passo e spostare il peso del vostro corpo in avanti, verso la salita. Arrivate finalmente nei pressi della vostra moto. Vedete una panchina all’ombra e decidete di riposarvi. Sull’altra panchina vedete un mucchietto di ossa statiche con in cima un paio di fondi di bottiglia con una montatura. E’ un vecchietto. Inizia il discorso da panchina che è molto simile a quello degli umarell, anche se in contesto lievemente differente.
“Salve, fa caldo eh?”
“Eh sì, ogni tanto bisogna riposarsi”
“Già, l’età c’è!”
“Io ne ho quasi settanta…”
Come cazzo fai a dirgli che tu ormai ne hai, a giorni, settantadue, e penseresti ancora di poter spaccare il mondo, ma sai di non poterlo più fare, come del resto non sei riuscito a spaccarlo neppure nelle decine di anni precedenti? Nonostante la bella moto rossa fiammante nuova posteggiata lì davanti?

Gaetano Rizza (miei libri)

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