XY di Veronesi, altro fenomeno?

Ho parlato in più articoli del fenomeno Faletti in quanto osannato da critici letterari ed acclamato come il più grande autore italiano;  e per coloro che volessero sapere come  la penso su questo “fenomeno” e, più in generale, del livello di una cultura attuale che riesce a mitizzare qualsiasi cosa venga reclamizzata da un corposo battage pubblicitario, anche se sempre più spesso dietro al grandioso lancio pubblicitario non c’è alcuna sostanza, consiglio la lettura dei miei articoli suddetti:

Io uccido Faletti scrittore
Fuori da un evidente Faletti

Mi è capitato, allo stesso modo in cui mi era capitato con Faletti, di incuriosirmi per le critiche estremamante favorevoli rivolte a Sandro Veronesi, autore che aveva vinto già un premio letterario qualche anno fa con un libro intitolato Caos calmo, del quale ne fu tratto anche un film.
Quindi, ho acquistato l’ultimo suo libro che ha per titolo “XY”, soprattutto perchè in una intervista televisiva mi era piaciuta molto una sua frase, detta per spiegare qualcosa che in questo momento non ricordo.
Lui disse: “Per esempio.. ho sentito dire una cosa a Jovanotti quando gli è morto il fratello.. disse: sto così male che spero che questo male non mi passi mai..”
L’ho trovata di una sensibilità infinita questa frase, e il fatto che Veronesi in quell’intervista l’avesse voluta ricordare l’ha reso subito interessante ai miei occhi e alla mia sensibilità.

Ma la lettura del libro mi si è rivelata con un fastidio. A stento ero riuscito ad arrivare a metà, per poi metterlo da parte, sul comodino.
In questi giorni, dopo mesi, approfittando delle feste, l’ho riaperto e ho ripreso a leggere dal punto in cui l’avevo interrotto, anzi, da qualche pagina prima per farmelo tornare in mente.
Sono, ancora a stento, arrivato alla fine, sperando pagina dopo pagina di trovare uno scopo a quella lettura. Non l’ho trovato.
Ma non ho trovato neppure lo scopo che può aver mosso l’autore a scriverlo, ho trovato soltanto una gran voglia di scrivere dello stesso autore, anche pagine del tutto inutili, e dai dialoghi ovvii, alternati al racconto assurdo che potrebbe partorire solo la mente acerba di un bambino, o meglio, bambina, solo scritto, però, da qualcuno che sa scrivere (perlomeno che sa scrivere meglio di Faletti), con l’aggiunta di interminabili presuntuose implicazioni psicoanalitiche evidentemente acquisite in maniera semplicistica, e con l’aggiunta, pure, di complicatissime trame di parentela tra i personaggi che si è inventato.
Non c’è una conclusione vera nonostante il lettore creda debba esserci per giustificarne almeno in parte lo sforzo della lettura.
..Infatti, lo stesso autore, e la cosa stupisce alquanto, nei ringraziamenti doverosi che fa a fine libro, ringrazia anche qualcuno che l’ha aiutato a trovare una via d’uscita finale a tutto quello che aveva scritto..
Tant’è che comunque la sensazione di aver saltato la lettura di qualche pagina esplicativa è la sensazione dominante.

Insomma, ci sono rimasto male, non foss’altro perchè mi era piaciuto in quell’intervista che ho riportato prima.
Ma il giudizio che ne dò è poco dissimile da quello che ho dato per Faletti, col dovuto distinguo per la appena superiore, ma evidente, capacità di scrittura.

Ho letto critiche, invece, che lo osannano.. Boh.. Sarà perchè è stato recensito anche da La Repubblica?

Con ciò, visto che Faletti nonostante la mia critica, comunque costruttiva, continua a fare soldi vendendo libri, immagino che anche Sandro Veronesi possa fare a meno della mia critica negativa, anche se costruttiva..

Amen.

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