IO E ROBERTO VECCHIONI

[…] In quell’epoca andai a trovare a Milano nella scuola presso cui insegnava, il liceo Beccaria – dopo averlo chiamato – il professor Vecchioni.

No, non è stato un gesto da paragonare a quello di una ragazzina che stravede per il suo idolo, come pure mi è stato rimproverato. A quel tempo lui era sì apprezzato, ma non era certo un cantautore popolarissimo, aveva un suo pubblico, e c’ero anch’io che avevo già dei suoi dischi. Era un cantautore relativamente per pochi anche se aveva già fatto delle canzoni che ottennero grande successo, come per esempio Samarcanda.

Avevo ascoltato delle sue canzoni, allora quasi sconosciute ai più, che pensavo potesse aver scritto solo dopo aver captato in qualche modo la mia “malattia”. Ne elenco qualcuna tra le tante, ma significative:L’ultimo spettacolo, Sestri Levante, Figlia, Il Re non si diverte, Sabato stelle, Pagando s’intende, Pesci nelle orecchie. E volli conoscerlo, volli parlargli, nella mia convalescenza.

Ma vale la pena che racconti dall’inizio  (Continua nel sito originale)

IO E ROBERTO VECCHIONI

Dal libro: Nato negli anni Cinquanta di Gaetano Rizza

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