A proposito di ferie con o senza i tuoi amici animali

gaetano rizza

Leggo spesso sui Social post di possessori di animali che raccontano quanto vogliono bene ai loro animali domestici. “Ah, non lascerei mai solo il mio gatto a casa mentre io sono in vacanza, “Io il mio pelosetto me lo porto sempre con me, anche sui traghetti e in aereo”, “Noi lo portiamo in giro per tutta l’Europa” (che io sappia in alcuni Paesi è vietato portare con sé gli animali o perlomeno ci vuole qualche certificato), “io sono anni che non vado in ferie per non lasciare solo a casa il mio gatto”…. e via dicendo. Ed è tutto vero, per carità.

Ok, tutto ok! Ma poi succede che:

Circa un mesetto fa, era già caldo, ho dovuto prendere l’autostrada per andare all’aeroporto della Malpensa. Circa due ore e mezza di strada andata e altrettante al ritorno. Naturalmente caldo, seppur oggi abbiamo nell’auto l’aria condizionata.

(Mi ricordo quando negli anni Cinquanta, Sessanta e fino all’altro ieri, non avevamo, né la sognavamo, l’aria condizionata, né i caloriferi per l’inverno. Forse avevamo già un frigorifero, ma i nostri nonni si scaldavano ancora con un catino pieno di brace e noi con una stufa dove ci si faceva bollire anche l’acqua per il caffè. D’estate si facevano chilometri per andare al mare con la giardinetta furgoncino, con noi bambini buttati dietro, ma felici… Ma è un altro discorso, allora si viveva anche con un solo stipendio in casa), chiusa parentesi, punto… punto e virgola… ma sì, abbondiamo…)

Fatto il viaggio di andata, al ritorno, sempre autostrada, mi/ci fermiamo (c’era anche la mia famiglia) in un autogrill per mangiare qualcosa, e ci sediamo.

Arriva una famiglia: padre, madre, due figlioletti e un cane. Ordinano anche loro i panini e le belle bibite fresche. Forse sì, hanno riempito anche una ciotolina con l’acqua per il cane. Mangiavano, bevevano, parlavano, insomma atmosfera di inizio vacanza….

Il cane muto non faceva altro che guardare in alto verso i suoi padroni, tutta la famiglia, che mangiavano e bevevano e parlavano. Non si permetteva di fare un guaito. Ma gli occhi dicevano tutto.

Io – che a volte non riesco a farmi i fatti miei tanto come vorrei – intenerito da quel cane e dalla sua aria supplichevole senza permettersi di dire “bau” – esclamo: “Ma poverino, piccolo! E a te non danno niente?”.

Per il cane fu una liberazione, era quello che aspettava… che qualcuno arrivasse in suo aiuto. Finalmente abbaiò, aggrappandosi alle gambe del suo padrone, supplicando di poter mangiare come già stavano facendo con soddisfazione loro.

Il suo padrone mi rispose: “Sa! Non posso farlo mangiare adesso, è un… (qualche razza), sono cani che altrimenti diventano grossi”. Non gli risposi, gli sorrisi soltanto. In fondo il cane era suo e probabilmente lo curava davvero a modo. Un po’ come quelli che parlando dei loro figli dicono “dovrà diventare un soldatino!”.

Ma qualcosa alla fine gli diede, credo. Accarezzai il cane, sperando, o fregandomene, dell’eventuale dissenso del padrone per questo mio gesto, e con le mie compagne di viaggio uscimmo dall’autogrill e riprendemmo il nostro viaggio di rientro.

Qualcuno mi dirà: “Ma non potevi farti i cazzi tuoi?”, io gli risponderò: “Avresti dovuto vedere la scena della famigliola festosa, con le bocche piene, e il cane, muto, con lo sguardo in su, a implorare qualcosa da sgranocchiare anche lui, senza profferire il minimo “bau”.

A proposito, mentre sto scrivendo sono a casa, da solo, per stare col mio micio. Mia moglie è in vacanza meritata, per un paio di giorni; questa volta abbiamo deciso così, altre volte viene ad accudirlo una nostra amica, ma quest’estate avevamo già approfittato un’altra volta della sua disponibilità.

Gaetano Rizza

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