Ancora sull’amicizia

gaetano rizza
gaetano rizza

Capita che dopo cinquant’anni ti venga nostalgia dei vecchi amici di un tempo, di quando si era ragazzi. Allora cerchi nella rubrica tutti i numeri di telefono che nel frattempo ti era capitato di segnarti nel caso di non si sa mai. Qualcuno lo cerchi su Facebook, ma quel nome lo hanno in tanti, allora guardi le foto del profilo, guardi gli interessi, i post e a volte lo ritrovi il tuo amico. Fai la prima telefonata, senti la reazione, capisci che non ti ha dimenticato e che anche a lui farebbe piacere rivederti e rivedersi con tutti gli altri coi quali da ragazzi avevate formato un gruppo affiatatissimo che poi nel corso degli anni e degli eventi si era via via sgretolato. Ma adesso sei anziano, senti che comincia a mancarti il tempo, ad accorciarsi il fiato, ma dentro ti senti ancora un leone e hai il desiderio di riappropriarti delle cose semplici, genuine e belle della tua gioventù. Sei pronto per creare un gruppo su Whatsapp. Sì, quei gruppi in cui sei stato inserito a tua insaputa, e che tu non sopporti, e dal quale ti eri subito cancellato perché non vedevi il motivo per cui a qualcuno era venuto in mente di inserirti per parlare di cazzate e per mandarti una vignetta ormai già consumata dal web. Quei gruppi che negli anni Sessanta non esistevano perché a quei tempi i gruppi erano qualcosa di fisico. Erano “ci vediamo domani”, erano chiamate dalla strada, suonate al campanello di casa, erano feste da ballo organizzate alla buona in casa di qualcuno, con la madre che spuntava dalla cucina per portare i pasticcini, con qualcuno che si appartava per ruscare con la sua ragazza. I gruppi allora erano gite in macchina con uno dei pochi che aveva acquistato una Seicento usata. Io avevo una vecchia Millecento D lasciatami da mio padre, che ogni mattina usavo per andare a lavorare, e ogni mattina d’inverno faceva fatica ad avviarsi, e ogni mattina alla stessa ora passava un netturbino rassegnato a darmi una spinta.

Ora i tempi sono cambiati, ora ci si vede su Facebook, su WhatsApp, su Twitter o come si chiama adesso.

Noi no, noi abbiamo voluto tornare indietro nel tempo. Noi abbiamo usato il Social per tornare ai nostri tempi, ai tempi delle Seicento, delle Millecento D (che erano già un po’ passatine allora), e quelle volte che ci vediamo, tutti coi capelli bianchi, con qualche acciacco più o meno grave, con un passato più o meno bello. Nelle nostre riunioni, in qualche ristorante, sono ricordi di qualche cavolata – molte – che avevamo fatto; a volte da qualche tavolo vicino ridono discretamente per le battute e i ricordi di un gruppo di vecchietti che si raccontano gli acciacchi e cercano di ricordarsi la vecchia gioventù.

Gaetano Rizza

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