Tributo a Fabrizio De André – di Gaetano Rizza – Genova, anno 2001.

Parigi-Genova – Cantautori e chansonniers, in ricordo della musica di Fabrizio de André (Auditorium Eugenio Montale del Teatro Carlo Felice – Genova)

Quella che segue è l’introduzione che feci quella sera del 2001, prima di iniziare il concerto, per mettere subito in chiaro col pubblico che se erano venuti semplicemente a sentire delle canzoni, seppur di De André, avrebbero avuto tutto il tempo, durante quell’introduzione parlata, anche piuttosto lunga, di andarsene altrove; magari negli spettacoli dove c’erano quelli più bravi e più famosi, quelli del giro delle sette chiese.

Nel mio concerto c’erano anche parole, tante, anche tra una canzone e l’altra.

L’anno scorso avevo progettato Parigi-Genova così, semplicemente perché lo avevo in testa praticamente già bell’e fatto, infatti non feci altro che trascrivere su qualche foglio i miei interessi musicali: De André, Brassens, la musica d’autore italiana, la musica d’autore francese.

Scrissi una presentazione della serata, le presentazioni dei brani, lessi qualche traduzione delle canzoni proposte in lin- gua originale, cercai di dare il meglio di me stesso nelle interpretazioni. Ebbi la fortuna di ottenere il patrocinio del Centre Culturel Français nella persona di Monsieur Jeaques Barrere che apprezzò l’idea, la Circoscrizione mi mise a disposizione

la sala Germi, vecchia, ma efficace: un buon palcoscenico, qualche luce giusta, e poi era nei vicoli, nella città vecchia, a due passi da via del Campo.

Tutto andò per il meglio, la serata riuscì molto bene, il pubblico che era affluito in quella vecchia sala forse anche con un po’ di diffidenza apprezzò tutto il programma e alla fine uscì soddisfatto. Io stesso, che in genere ho dei gusti abbastanza difficili e sono molto critico nei miei confronti, fui soddisfatto e pensai di aver fatto una cosa di una certa importanza.

Così quest’anno ho pensato di riproporre Parigi-Genova e circa due mesi fa ho iniziato a pensare a tutto. Ma quest’anno c’è qualcosa di diverso, l’impressione è quella di quando si cerca di infilare delle perle una dietro l’altra e queste cominciano a infilarsi da sole, già una perla che si è infilata da sola è stata quella di questo auditorium, non siamo più alla sala Germi, ve ne siete accorti? E poi un’altra grossa perla si è infilata da sola.

Una mattina in via del Campo, indovinate chi ho incontrato? Sembra incredibile a raccontarlo, ma una mattina in via del Campo ho incontrato Dori Ghezzi, e Dori Ghezzi mi diede il patrocinio della fondazione “Fabrizio De André” che doveva nascere da lì a pochi giorni, naturalmente sono diventato uno dei soci fondatori con la tessera numero 12.

Il patrocinio del Centre Culturel Français lo avevamo già ottenuto, a quel punto mancava solo il contenuto della serata, non potevo fare il doppione dell’anno scorso anche se la tentazione era forte, in pratica era già pronto. D’altra parte però quella dell’anno scorso era stata volutamente una commemorazione di Fabrizio e avveniva negli stessi giorni in cui c’era l’altro evento, molto più importante, con tutto l’Olimpo della musica leggera italiana. Molto più importante per la televisione, per i giornalisti, ma mi sono chiesto quale dei due spettacoli

in suo onore Fabrizio sarebbe andato a vedere più volentieri, e mentre mi ponevo questa domanda, nella mia mente vedevo Fabrizio infilarsi nella sala Germi, nei vicoli, incuriosito dal titolo “Parigi-Genova. Percorso tra parole e musica nel ricordo di De André”. Ognuno si illude come può, io mi illudo così.

Fatto è che non mi sono sentito di riproporre il doppione dell’anno scorso, così sono arrivato a questa soluzione: quest’anno sarà “Parigi-Genova”, con sottotitolo “Cantautori e chansonniers, in ricordo della musica di Fabrizio de André”. E non sarà più una commemorazione, ma sarà una serata all’insegna della buona musica, della canzone d’autore italiana e anche francese, sarà una piccola e breve panoramica su pochi cantautori genovesi e italiani e pochi cantautori e chansonniers francesi, ma, come sempre, sarà una panoramica di alcune tra le più belle canzoni di De André, soprattutto nella seconda parte ve ne proporrò molte.

L’associazione di idee tra le città di Parigi e Genova mi sembra semplice.

Certa canzone d’autore italiana, in particolare genovese, ha molti punti in comune con la canzone d’autore francese.

Fabrizio stesso tradusse delle canzoni dal francese per renderle popolari anche in Italia, ma non solo Fabrizio, anche Gino Paoli con Jeaque Brel, con Leò Ferré, Bruno Lauzi con Moustaki, e poi Genova è molto simile alle città di mare della Francia: Nizza, Marsiglia, il porto, i vicoli; la gente che ha amato e cantato de André è molto simile alla gente che ha cantato Brassens.

Ricordate qualche vecchio film francese con Jean Gabin? Quel bravo attore che spesso interpretava personaggi della malavita francese? Almeno in uno di questi film, Le mura di Malapaga, c’era il legame tra la malavita marsigliese e quella genovese, e la “città vecchia” che racconta Fabrizio è senza

dubbio la parte vecchia di Genova, ma credo che possa anche essere la parte vecchia di Marsiglia o di Parigi, i personaggi di cui ci parla in questa sua canzone sono i cittadini di una città “ideale”; “ideale” in una dimensione poetica.

E così vi proporrò certamente, come l’anno scorso, Brassens coi suoi classici, Leo Ferré con la sua poesia, Moustaki, ma anche Aznavour con le sue storie di vite difficili di personaggi di una qualche “città vecchia”, Gilbert Becaud con la sua stupenda forza, con la sua energia, con la sua “francesità” e poi Tenco con la sua malinconia, Paolo Conte, uno dei pochi italiani se non l’unico che a Parigi riempie l’Olimpia di francesi, Vecchioni, grande cantautore italiano, professore di liceo, che ha cantato anche i poeti francesi e che ho voluto co- noscere di persona, e perché voglio farlo entrare comunque in questo “Club ideale” che è “Parigi-Genova”.

E tutto questo, indipendentemente dal fatto che io canti bene o male e indipendentemente dal fatto che verranno proposti generi e stili diversi, sarà musica d’autore, un mondo nel quale Fabrizio è il maestro.

E dopo tutta questa fase preparatoria arriveremo alla sua musica, che è il principale motivo per cui ci troviamo qui questa sera. Ascolteremo le sue melodie, le sue ballate, le sue poesie, vedremo come sia sempre riuscito a dare una pacca sulle spalle a tutti e fare in modo che coloro che sono stati sconfitti da questo mondo non si debbano considerare anche dei “vinti”, perché una cosa è “essere sconfitti”, altra cosa è “essere dei vinti”. Vedremo come tutti in questo mondo hanno il diritto di vivere la loro vita, anche quelli a cui “il copione” ha riservato la parte più scomoda, più sfortunata. Vedremo come il suo amore per l’uomo sia riuscito a trasformare piccole storie di cronaca nera in favole, come sia stato capace di immedesimarsi col dolore degli indiani in quella storia che si chiama “la civilizzazione dell’America”, vedremo come sia stato capace di piangere le vittime delle guerre, delle fazioni, vedremo come sia riuscito a dare non solo dignità, ma anche fierezza alle Bocca di Rosa, e a fare diventare i vicoli di Genova delle poesie amate in tutto il mondo, come abbia trasformato delle tarantelle in musica incredibilmente bella, trascinante, vedremo come una canzone scritta in stretto dialetto genovese possa diventare un simbolo di buona musica, di canzone d’autore.

Questo è Fabrizio De André, questo è il Poeta di Genova.

Dimenticavo di dire una cosa: la parola “chansonnier” nel senso francese si riferisce ad artisti come Maurice Chevalier, Charles Trenet, autore di canzoni come La Mer, Douce France, che è venuto a mancare proprio il mese scorso e ha lasciato un grande vuoto tra i francesi. Cercando la parola “chansonnier” nel vocabolario si trova: artisti che si esibiscono nei cabaret con canzoni divertenti; io pensavo che “chansonniers” volesse dire altro: interprete o cantautore, ma non solo, artista completo che sappia comunicare emozione con le canzoni e con le interpretazioni che ne dà, che si esprime sul palcoscenico con tutte le forme d’arte di cui è capace e che sappia comunicare emozione con la sua stessa vita; ho in mente Brassens, Montand, Ferré… Di questa mia interpretazione ero confortato anche da certi articoli di giornali che mi sono piaciuti molto, i quali titolano: «Fabrizio De André, l’unico chansonnier italiano» e altri articoli di questo genere. Ma sono arrivato a una conclusione che mi sembra molto equa, ed è la seguente.

Naturalmente è giusto il modo in cui interpretano questa parola i francesi, ci mancherebbe altro… sarebbe un po’ come se qualcuno venisse a Genova e volesse insegnarci a fare il pesto o la focaccia genovese. Ma non credo si possa dire, semplicemente, che hanno ragione i francesi e torto io, oppure, al contrario, che ho ragione io e torto i francesi… Molto più semplicemente e più verosimilmente credo che si possa dire che la parola “chansonnier” che i francesi associano ad artisti come Maurice Chevalier, in Italia sta acquistando un significato un po’ diverso e in questo senso io mi sento di associarla ad artisti del calibro di Paolo Conte e di Roberto Vecchioni e mi piace quell’articolo che diceva: «De André, unico chansonnier italiano». In ogni modo, tra tutti quelli che vi proporrò questa sera, sarete voi a decidere, se vorrete, chi è Cantautore, chi Chansonnier, oppure chi è semplicemente “Grande”.

Gaetano Rizza (leggi il libro Nato negli anni Cinquanta)

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