Quando uno nacque un signore. E io lo nacqui… per dire…

Ogni tanto scrivo un post su questo mio vecchio blog, così, non si sa mai… a volte mi venisse voglia di pubblicare un altro libro prima o poi…

Quindi oggi vi parlerò di un fatto accadutomi circa una cinquantina di anni fa. Ero a fare il militare, a Udine. Non andavo quasi mai in libera uscita, non avevo tanti soldi da spendere per cinema o ristoranti, gli unici soldi erano quelli della decade, che allora era molto scarsa, e quelli di qualche raro vaglia postale che mi mandava mia madre, tipo di seimilanovecento lire… Ma ogni tanto uscivo. Capitò una volta che uscii con altri cinque o sei commilitoni, per fare un giro in città e magari prenderci un caffè a un tavolino. A qualcuno di noi venne l’dea di andare a mangiare qualcosa, io non volevo, perché i soldi che avevo mi bastavano appena per le sigarette. Ma si andò. Io dissi che li avrei accompagnati, ma non avrei preso niente da mangiare perché non avevo appetito… Avevano voglia di un piatto di fagiolane, niente di ché. Io rimasi seduto accanto, scostato dal tavolo e interloquivo con loro. A un certo punto chiesi al commilitone a cui stavo vicino se potevo assaggiare un fagiolo. “Certo” mi disse, e lo assaggiai. Alla fine della veloce mangiata di fagiolane si fecero portare il conto, ma non riuscivano a farlo quadrare. Insomma, conta e riconta alla fine gli risultò che il conto non quadrava perché uno non aveva ancora pagato. Indovinate chi era quel qualcuno? Ero io, che avevo assaggiato un fagiolo, dal piatto di un altro, quindi nessun servizio e nessun coperto in più. Me lo fecero notare (evidentemente si erano messi d’accordo con occhiate furbe uno con l’altro). Io prontamente risposi “Ah sì, scusate, non ci avevo pensato”. Tirai fuori il mio portafoglio e misi immediatamente la mia quota. Mangiarono in sei (credo) e pagammo in sette. Uscimmo dal locale come se nente fosse, ridendo e scherzando. Io non potei comprarmi le sigarette. Loro per quella giornata si sentirono furbi. Ma nelle giornate che seguirono capirono, ne sono convinto, che loro sì, avevano fatto una furbata, ma che io ero un signore. Fino all’ultimo giorno del militare.

Questo per dire che le beline, nelle compagnie di ragazzi, non mancano mai.

A presto!

Gaetano Rizza

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